Storia del bimbo Olmo

Storia del bimbo Olmo che si è dimenticato del significato del nome datogli dal nonno Pino che è stato guardaboschi, ma tutti lo chiamavano per scherzo “beccaboschi”.

Olmo vive come molti bambini: smart phone, divano e basta. Non ha voglia di correre e giocare all'aria aperta, quando incontra i suoi amici si annoia, se per caso ha dimenticato il cellulare.


Non sa giocare, non gli viene in mente cosa fare. Se un amico ha un’idea non è interessato a condividere. Desidera solo essere ascoltato quando esprime brevi e semplici frasi, un po’ urlate: nulla più di soggetto, predicato e complemento oggetto.

Un giorno nella cassettiera antica di casa scopre il taccuino del nonno. Di quel nonno che lo teneva tra le

sue forti braccia quando era cucciolo e lì si sentiva sicuro. Scorre le pagine e trova appunti, fatti accaduti, riflessioni e pensieri preziosi testimoni della relazione profonda del nonno con la Natura e del cambiamento territoriale, ambientale e climatico che si è realizzato sull’Appennino italiano nell’ultimo secolo.


Lì per lì Olmo non comprende bene il significato di quegli scritti, non conosce molte parole perchè sugli smart phone non si usano più, comprende però che il nonno ha segnato, numerato e riportato con disegni sul taccuino le piante martoriate, quelle che poi avrebbe tagliato il prima possibile per evitare i disastri provocati dalle colonie d’insetti divoratori di legno. Al telegiornale ieri sera ha sentito che sono stati aboliti i guardaboschi e si domanda: chi tutelerà il bosco ora che anche nonno Pino non c’è più? Decide di tenere il taccuino nella tasca della sua giacca …. sente uno strano affetto per quell’oggetto così consumato dalle mani nodose del nonno e dal tempo.

Esce a prendere una boccata d’aria e, per la prima volta, guarda all’insù verso il cielo.

Respira e cammina senza pensare, si dirige al campo dove pochi ragazzi giocano ancora al pallone e imbocca un piccolo sentiero dietro al muretto segnato dai loro graffiti.

Guarda per terra, ha paura di inciampare. E’ un po’ frastornato, vorrebbe tornare indietro ma c’è come una forza che lo spinge, una voce che lo chiama. Procede e gradualmente si inoltra nel bosco.

Cerca di riflettere sullo strano mondo in cui penetra passo dopo passo ma i pensieri svaniscono quando, seguendo i riflessi di luce magica del sole sulle chiome degli alberi, giunge ad una piccola collina con una radura sulla sommità ove si ergono sette querce, disposte a formare un cerchio quasi perfetto.

Stanco per il cammino percorso, il sole tramonta presto quella sera e il silenzio si fa sempre più incombente così si accascia ai piedi della quercia più grande: una pianta maestosa con fogliame abbondante che ne ricopre la forte cima. Comincia ad aver paura perché comprende che si è perso e non riuscirà mai a tornare a casa per mangiare con la sua famiglia la solita disgustosa zuppa di verdura, che ora sarebbe buonissima.

Vede ombre, ascolta rumori … non ha mai utilizzato così tanto i suoi cinque sensi.

La luce svanisce a poco a poco nel buio della notte che lo avvolge e il respiro vivo del bosco lo stringe con i mille sussurri che alle sue orecchie suonano come voci misteriose, mentre lo scricchiolìo dei rami è amplificato dal silenzio intorno e riproduce il suono di passi di qualche strana creatura che si avvicina. Mentre l’ombra della luna disegna chiazze di luce tra i rami, apparendo e scomparendo tra le nuvole, Olmo


sa che dovrà passare la notte nel bosco … sente freddo e ripensa ai racconti paurosi popolati dai più strani esseri spaventosi.

Quanti bambini nelle favole si sono persi nel bosco: Pollicino e i suoi fratelli, Hansel e Gretel…..

Ora è toccato proprio a lui. Si sente solo, pensa ai suoi cari e alla sua camera … in un attimo si trova abbracciato al tronco della quercia, lo stringe forte è nodoso e bitorzoluto, ma caldo, mansueto, pacifico e rassicurante. L’unico contatto con qualcosa di vivo che in quel momento può consolare la sua solitudine e scacciare la paura del buio, del Lupo cattivo, della Strega, dei Mostri, di tutti quei personaggi che popolano la fantasia dei bambini di ogni tempo. Parla con l’albero, gli racconta la sua storia, piange forse di paura e di solitudine sulle rughe del suo tronco caldo e accogliente come le braccia del suo nonno.

Una coppia di merli, appollaiati su un ramo sopra la sua testa, gli fa da guardiano.

Dorme abbracciato all’albero con le piccole braccia esauste dalla stanchezza e dall’emozione. Non ha mai dormito così bene come questa notte. Di solito trascorre la notte, con la tv ancora accesa in camera, in un sonno agitato e turbato.

A un certo punto (sogna o è desto?) dopo qualche ora di silenzio sente una voce bisbigliare: “Mi raccomando, fai piano quando ti giri nel sonno”. “Non vedo nessuno nei paraggi”, pensa Olmo. “Non avere paura di me, sono la Quercia Madre, la più antica del bosco e dicono che sia anche la più saggia, forte e amorevole. “ “Parli davvero? Ma dov’è la tua bocca? E dimmi esci mai dal tronco?”. Olmo gira intorno alla Quercia Madre ma non trova alcuna apertura. “Non tutto si può vedere, Olmo. Molti alberi preferiscono esprimersi con lo stormire delle foglie. Altri ancora esalano profumi o emettono onde che i vostri macchinari registrano. Lo sai che gli scienziati stanno scoprendo che le piante sono più intelligenti degli esseri umani, sono più sensibili degli animali a percepire i cambiamenti climatici e ad adattarsi poiché non possono scappare e che le nostre radici scricchiolano e comunicano tra di loro, gli scienziati lo chiamano “clicking”? Io comunque mi muovo e parlo con voi umani, solo quando siete aperti all'incontro. Ti confesso che gli uomini adulti mi fanno un po’ paura perché non rispettano più la Natura. Ma tu sei diverso, mi sembra che tu ami la Natura, e infatti sono felice di fare la tua conoscenza”. “Ma come fai a sapere il mio nome?” chiede Olmo. “Non esiste solo ciò che si vede e si può vedere anche ciò che non si vede … da lontano”, continua la Quercia Madre. “Davvero?”, chiede Olmo. “Sì, è proprio così. Te lo dimostrerò tra poco”, prosegue la Quercia Madre, ”nella mia lunga vita ho offerto, d’estate nei giorni di pioggia o di solleone, un nascondiglio ai contrabbandieri che passavano il confine da queste parti. Nei giorni di neve ho dato rifugio ai diseredati. Tra i miei rami abitano tuttora ghiandaie, scoiattoli, formiche e altri animali del bosco. In autunno gli uccelli, spossati dalle lunghe migrazioni si riposano sulle mie braccia, portandomi notizie dal mondo intero. Sai, a volte i bambini amano nascondersi tra le mie foglie e io sento un gran solletico!”.

Olmo, imbarazzato e un poco impaurito, estrae dalla tasca il taccuino di nonno Pino e sulla pagina aperta vede il disegno della Quercia Madre con scritto: “La mia migliore amica” e “Mio nonno 100 anni fa usava sedersi all’ombra delle sue fronde.” “Dunque il nonno e il bisnonno l’hanno frequentata …. ma ora non c’è il tempo per proseguire la lettura… mi posso fidare della Quercia Madre” conclude Olmo.

In un batter d’occhio si trova al centro della radura con intorno il cerchio formato dalle sette querce, si sdraia e guarda il cielo tra le fronde degli alberi: “Che meraviglia!”, pensa lasciandosi andare,

completamente                                                                                                                                                                   rilassato.


Sente dei ticchettii, si siede e vede la femmina del merlo che raccoglie qualche nocciola e va a posarsi sulla sua spalla: Olmo dunque non è MAI solo. La merla comincia a canticchiare una filastrocca:

“C’era una felce che non sapeva camminare

e scuoteva spalle e braccia per poter seminare.

I semini facevano oplì e oplà,

poi germogliavano di qua e di là.

Tre pianticelle a sinistra,

tre pianticelle a destra,

la piccola felce era davvero lesta.”

“Come vedi Olmo”, disse la merla, “le felci seminano anche se non hanno le gambe per muoversi. Tutto è possibile! Ogni essere è prezioso. Quindi è inutile, se non dannoso, criticare e giudicare gli altri. Per entrare nel bosco bisogna eliminare tutte queste brutte abitudini, abbassare e interrompere la voce ed essere capaci di ascoltare. Gli abitanti del bosco si riuniscono per prendere le decisioni importanti, coltivano l’accoglienza e il rispetto per comunicare e scambiare aiuto e conoscenza, molti di loro vivono in simbiosi … ma questo lo sai già, vero?”.

Poi la merla vola via e la cinciallegra, assonnata con il ciuffo ancora in disordine, esce dal suo rifugio e comincia a saltellare qua e là e a canticchiare: “Buon-gior-no Ol-mo! Buon-gior-no Ol-mo!”.

Un click-clack sottile, sottile a vari toni, arriva alle orecchie di Olmo …. “Sono le radici che parlano e si

comunicano informazioni utili, come l’arrivo di un pericolo: per esempio di un parassita”.

La voce della Quercia Madre bisbiglia: “Vieni Olmo, cammina con me: il silenzio e l’ascolto sono molto importanti per la tua e l’altrui vita”. Olmo si sente preso con dolcezza per mano e lentamente si avvia odorando il sottobosco umido, con il vento fresco che gli accarezza le guance rosse e fa fremere le foglie

degli alberi che danno all’unisono il benvenuto a Olmo. Il bosco comincia a risvegliarsi, immerso nella nebbia mattutina ancora bassa sulle dolci pendici. Un movimento furtivo attira il suo sguardo: è uno scoiattolo nero che restaura la sua tana, sulla forcella di un ramo, raccogliendo foglie e pezzetti di muschi.


La Quercia Madre comunica a Olmo la sua preoccupazione per la grave situazione ambientale, gli mostra le ferite del bosco e le sofferenze dei suoi infiniti e infinitesimi abitanti. “Ecco laggiù, guarda, ci sono i larici abbattuti con l’ascia e poi abbandonati . Puoi ancora vedere i loro tronchi sanguinanti di linfa, la segatura e trucioli ovunque. Pensa a quanti esseri vivevano in quegli alberi: forse son riusciti a scappare o forse sono morti. Anche qui vicino a me gli uomini tagliano, fanno a pezzi e bruciano gli alberi. Io sono stata risparmiata perché la mia ombra fa loro comodo per ammirare il paesaggio…lo so da un pezzo, mi risparmiano per puro egoismo.”

Olmo vede nella parte alta del crinale di fronte un bosco con vecchi abeti dalla cima avvizzita, offesi dalla siccità che li ha privati di parti di corteccia, il picchio nero cerca instancabilmente il nutrimento nel legno privo di vita. Poco più in là alberi carbonizzati e il sottobosco tutto nero: “Sembra l’inferno!”, dice Olmo indicandolo. “Sì, è proprio così”, risponde la Quercia Madre, ”in quel caso gli alberi e gli animali sono morti bruciati vivi, è terribile vero?”.

Durante il suo cammino silenzioso Olmo osserva sparsi a terra sacchetti, piatti e bicchieri di plastica, cartacce oleose, vetri rotti e lattine e dice: “Penso che questa immondizia possa essere inghiottita dagli animali e causare molte fronde avvizzite e rami cadenti.” “Certo Olmo: la Natura sa cosa fare, purtroppo gli


esseri umani ostacolano l’equilibrio del bosco. Pochi giorni fa ho saputo dai miei amici uccelli migratori che i tuoi simili continuano ad abbattere immensi boschi preistorici in Amazzonia e altrove. Non ci pensano due volte gli esseri umani, la loro avidità è cieca e non vede più in là del naso, l’ indifferenza sta creando sempre più devastazione: il vento porta qui le nubi acide, le città sono inquinate, le mie foglie soffrono per le polveri e i fumi delle fabbriche. A volte fatico a respirare, hai mai fatto caso all’odore dell’aria che respiri?” “Sì, infatti, spesso ho l’asma e mamma mi dà la medicina”, risponde Olmo. La Quercia Madre prosegue: “Tutto questo succede perché gli esseri umani adulti hanno perso la conoscenza della Natura, non sono più capaci di osservarla, rispettarla ed amarla e di insegnare questo ai loro figli. Sono in atto gravi cambiamenti climatici; anche qui la neve arriva sempre più tardi, fuori stagione. Quest’inverno mi ha coperto a malapena le prime radici, una volta arrivava a metà tronco e mi riparava dal gelo. Le città vengono edificate nel letto dei fiumi, che così non hanno più lo spazio per traboccare e invadono le case.”

“Ora ti dico qualcosa di molto importante: poiché hai scoperto un segreto di cui non dovrai parlare a nessuno, terrai, per piacere, solo per te il nostro incontro. Qui hai fatto esperienza delle leggi della Natura, dovrai tutelarle e diffonderle affinchè vengano rispettate. Hai questo compito, Olmo! Se tradirai il segreto

sarai          tramutato          in          formica          per          l’eternità”,          intima          la          Quercia          Madre.

“Ca- capisco! Se sv-sv-elerò il segreto s-s-sarò tramutato i-i-in formica!” balbetta Olmo impaurito.

“Dovrai mostrare con amore agli esseri umani ad osservare la legge di causa-effetto che regola tutti i fenomeni sulla Terra, anche quelli generati dagli esseri umani …. purtroppo: chi butta una sigaretta accesa

in un bosco dà il via a un incendio difficile da controllare. Ogni piccola azione causa una conseguenza a volte irrecuperabile. Dovrei insegnare a non sprecare l’acqua, a non gettare più rifiuti di ogni tipo nei fiumi e nel mare perché voi giovani volete fare il bagno nell’acqua pulita; a non intossicare la terra con i pesticidi uccidendo gli insetti, sia quelli nocivi sia quelli utili, danneggiando la salute di tutti gli esseri viventi; a non consumare tutte le risorse del globo terrestre.”

“Bisogna usare l’intelligenza e fare qualcosa prima che sia troppo tardi. La memoria degli uomini è troppo corta, al paragone di un albero plurisecolare come me: molte civiltà si sono estinte sommerse dalla vegetazione, spazzate da tempeste, mari, vulcani, terremoti. La Natura vince sempre, anche se dovrà sprecare un sacco di tempo per rimediare a malefatte ed errori umani. So che è difficile conciliare gli interessi degli uomini con quelli della Natura, ma ci dovete riuscire.”

Olmo ora è diventato consapevole e pronto a comunicare in modo autentico con gli altri: può farsi portavoce del messaggio della Quercia Madre tra i suoi simili.

Il grande silenzio del crepuscolo inonda la vallata che separa le case dal bosco, Olmo sta tornando verso casa e questa volta ritrova il sentiero con facilità, come se avesse un terzo occhio che sa cosa deve fare, che sa scegliere ciò che è utile. Un occhio risvegliato.

Il ragazzo scorge i suoi genitori e il suo fido cane Ulisse venirgli incontro ed è felice di riabbracciarli. Sa di aver sbagliato ad essere uscito di casa senza avvisarli e non lo farà più.

Olmo da quel giorno trova sempre il tempo per tornare nel bosco dalla Quercia Madre, per abbracciare un albero o per sdraiarsi su un prato ed osservare le chiome degli alberi sullo sfondo del cielo. Quest’abitudine lo fa stare bene e pieno di nuove energie.


Olmo comprende molte cose nella mente e nel cuore, sta finalmente bene, ritrova le sue radici di essere umano e le condivide con la sua comunità. Sicuramente è in grado di assolvere al compito che la Quercia Madre gli ha affidato e chissà, forse lo incontreremo un giorno nel bosco del Risveglio.



                                                                                               Racconto di Augusta Dulio

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